L’ ORDITO  VUOTO


























































































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L’ordito vuoto è un sogno,
un’utopia
una promessa, una speranza
un tentativo
una traccia, un sentiero
un’aspettativa
un’inquietudine, un atto di fiducia
una sfida
un desiderio
una verticalità, un infinito

Un ordito vuoto è già un tessuto
è una borsa
è una sciarpa
è un tappeto
è un cuscino
è un arazzo

una realizzazione
una riuscita
un compimento

un traguardo raggiunto
un sentiero non più sconosciuto
una sete chetata
un’inquietudine fatta creatività
un caldo plaid che avvolge e da sicurezza
un sogno raccontato
un’utopia che cammina
una bandiera con tutti i colori della pace


Per realizzare tutto ciò è necessario che l’ordito, teso sul telaio come le corde di un violino, venga riempito con la trama.
Per tessere questa trama è necessario che dentro di noi qualcosa si muova e  dica alla nostra mano: “ prendi la navetta, avvolgila con un filo di lana colorata e infilala  nel passo d’ordito che avrai aperto. A questo punto  la magia ha inizio;
basterà cambiare ad ogni passata di navetta il passo dell’ordito, potremo infilarvi dentro tutti i colori dell’arcobaleno e tutte le fibre che vogliamo, ma anche fiori, perline, rami degli alberi e conchiglie prese dalla spiaggia.

Nulla più potrà arrestare il nostro slancio creativo perché “passo dopo passo” si formerà un tessuto e non importa molto se sarà una semplice sciarpa, o una piccola borsetta, o un pesante tappeto, o un grande arazzo.                                                                                                                                       Quello che importa è che lo abbiamo fatto noi, o meglio lo hanno fatto le nostre mani , che sono state guidate dalla nostra pazienza, dalla nostra voglia di provare e riprovare, dal nostro desiderio di riuscire, dalla nostra creatività, da quella scintilla divina che è in ognuno e in ognuna di noi e ci spinge a tradurre in azioni quello che si agita nel nostro intimo.                                            

Quando avremo terminato il nostro lavoro, l’ordito non sarà più vuoto, sarà interamente ricoperto dalla trama e sarà un oggetto finito; noi lo potremo toccare, guardare, allontanarci un po’ da lui per gustarlo  meglio.

Potremo essere orgogliosi della nostra opera compiuta. Potremo giustamente riscuotere l’ammirazione di amici, conoscenti o compratori.

Qualcuno non abile  in questa tecnica dirà: “come si  fa?”
E noi che siamo diventati abili trasmetteremo volentieri le nostre capacità e le nostre abilità affinché chi è dis-abile diventi abile.

E poi?

Poi ci ritornerà dentro un’inquietudine,
un desiderio,
un sogno,
un’ansia creativa,
e allora prepareremo un altro ordito.

E ci troveremo di nuovo dinnanzi ad un ordito vuoto………

Ma ogni volta che questo si ripeterà noi saremo sempre più creativi, sempre più  desiderosi di  “fare”, sempre più “abili” nel realizzare.

E se qualche volta saremo stanchi, ci fermeremo a riposare:
la nostra vetta da raggiungere è dove finisce la nostra forza e non dove vogliono condurci  altri.

Non è importante la quantità di tessuto realizzato, ma la qualità della nostra vita che stiamo tessendo con le nostre mani
e con  il nostro cuore.



                                                                                                               

     Maria Maddalena Terzuolo                         
Serravalle 5 giugno 2002